Per quanto l’edificio oggi noto come Casa Vasari possa vantare una fondazione trecentesca, il prospetto su Borgo Santa Croce si propone con il disegno assunto nel corso di una riconfigurazione che interessò la fabbrica nei primi del Cinquecento, periodo nel quale questa zona della città conobbe un notevole sviluppo, accompagnato da ampliamenti e ristrutturazioni delle più antiche case che qui insistevano.

La facciata si caratterizza per un’alta porzione basamentale sulla quale si sviluppano tre piani segnati da altrettanti assi di finestre centinate, allineate su cornici marcadavanzale e tutte incorniciate da bozze di pietra disposte a raggiera che, ben rilevate all’altezza del piano nobile (in corrispondenza appunto della Sala Grande e dei suoi affreschi), riducono il loro aggetto ai piani superiori, fino a proporsi a filo delle superfici intonacate nella porzione più alta. Corona il tutto un mezzanino (frutto di una più tarda soprelevazione) e un’ampia gronda “alla fiorentina”. Da segnalare, per la sua rarità, la finestrella da bambini posta al disotto della finestra centrale del piano nobile.

Quanto il disegno d’insieme risponda alla tradizione fiorentina dei primi del Cinquecento lo indica chiaramente il confronto tra questo prospetto e quello –certo di maggior estensione – del Palazzo Serristori che si sviluppa in aderenza al nostro, e che si data entro il 1520. Lo stesso può dirsi per altre residenze della zona, compreso il vicino palazzo Corsi-Horne, profondamente rinnovato entro il 1502. Requisito a Niccolò Spinelli nel 1548, quindi affittato a Giorgio vasari nel 1557 e infine donato all’artista dal duca Cosimo I nel 1561, l’edificio rimase in possesso della famiglia fino al 1687, anno della morte dell’ultimo discendente. Si ignorano i successivi passaggi di proprietà fino alla prima metà dell’Ottocento, quando la casa era oramai passata alla nobile famiglia Morrocchi, che sicuramente la possedeva nel 1842. Benchè nel 1910 Walther Limburger la segnali come abitata dai Ghelardi, è rimasta fino ai nostri giorni in questa proprietà. Già fatto oggetto di alcune trasformazioni interne tra Seicento e Settecento, l’edificio subì ulteriori lavori nel corso della prima metà dell’Ottocento (probabilmente in occasione della sua acquisizione da parte della famiglia Morrocchi), periodo al quale risalgono sicuramente le ampie scale a pozzo, l’ampliamento del portale di accesso e la sopraelevazione di un piano del corpo di fabbrica sulla strada. Nel 1942, infine, l’edificio fu interessato da un intervento di restauro che comportò la stesura di nuovi intonaci e la sostituzione di parte del pietrame della facciata.

Nella piccola corte interna a cui si accede da un lungo androne, alcuni possenti pilastri documentano le preesistenze trecentesche. Sulla parete di fondo è un dipinto murale oramai dilavato, con due figure allegoriche a lato di un grande stemma non più leggibile, sempre riferibile al tardo Cinquecento.

Il palazzo appare nell’elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale, ed è sottoposto a vincolo architettonico dal 1933.

Musica: http://www.purple-planet.com
Software montaggio video: Imovie
Fotografia e riprese: Sony RX10M3